La Camera ha approvato ieri la mozione del deputato SelSergio Boccadutri che potrebbe portare a dire addio alle monete da1 e 2 centesimi di euro, i cosiddetti “ramini”. Il tutto perché costano troppo. Produrre una monetina da un centesimo costa ben 4,5 centesimi. Per fare quella da due servono 5,2 centesimi. Se a tutto questo si aggiunge che il 70% di questi ramini si perde ogni anno, costringendo la Zecca a continue nuove produzioni, è palese che lo Stato sta sprecando un sacco di soldi per nulla.
“Dal 2002 ad oggi- spiega Boccadutri nella mozione – sono state emesse oltre 5,1 miliardi di monete da 1 e 2 cent. Oggi, quasi una moneta su due di quelle messe in circolazione è da 1 o 2 cent, e solo nel 2013 sono costate alle casse dello Stato ben 21 milioni di euro. Di fatto – continua il parlamentare -si tratta di un signoraggio negativo, ed è un costo perché queste monete non circolano se non esclusivamente come resto nella grande distribuzione e in pochi altri esercizi commerciali”. Il sì al documento è stato unanime L’IMPEGNO Il Governo viene impegnato “ad assumere iniziative a livello nazionale ed europeo perché vengano attuate politiche di contenimento della spesa, esaminando l’opportunità di introdurre misure finalizzate a ridurre in maniera significativa la domanda di monete di 1 e 2 cent analogamente a quanto avvenuto in stati membri dell’Unione europea e previa valutazione dell’impatto delle misure sull’inflazione”. IL NO DEI CONSUMATORI I consumatori dicono no alla proposta approvata alla Camera: “È assurdo – scrivono – al posto di abolire le banconote de 500 euro fatte su misura per evasori, mafiosi e riciclatori di denaro sporco, al posto di adottare banconote da 1 e 2 Euro come antidoto al caro vita, hanno deciso di abolire le monetine da 1 e 2 centesimi. Un’operazione che causerà l’ennesimo attacco ai redditi di stipendi e pensioni già ampiamente falcidiati, con l’aggravante di arrotondamenti speculativi al rialzo e mai a favore dei cittadini. Siamo sicuri che i costi di questa operazione finiranno per ricadere sui cittadini, già costretti a ridurre e modificare in maniera radicale i propri consumi, persino quelli alimentari, a causa della disastrosa perdita del potere di acquisto subita in questi anni”.
Fonte: www.leggo.it