Le elezioni, comunali e regionali, si avvicinano e si avverte, dopo un silenzio lungo 5 anni, la ripresa di iniziative aggregative che mirano a mandare a casa i Sindaci e i Presidenti che hanno “regnato” in precedenza. Gruppi e movimenti assegnano priorità alla composizione della lista e prima ancora alla individuazione del candidato a Sindaco o a Presidente della G.R.  Noi crediamo che si debba partire invece dal programma e dai valori che esso esprime.  Negli ultimi anni il ruolo delle amministrazioni locali è andato progressivamente modificandosi e complessificandosi di fronte alla crisi di modelli esogeni di uso e consumo delle risorse locali nella competizione del mercato mondiale e alla crescente consapevolezza del ruolo dei beni patrimoniali e delle peculiarità territoriali nella produzione di ricchezza durevole e di modelli di sviluppo sostenibili. E’ dunque cresciuta una cultura amministrativa attenta a riconoscere le potenzialità dei propri territori (paesaggi agrari e produzioni tipiche, saperi e culture produttive e artistiche, risorse ambientali, patrimoni territoriali e urbani, ecc.); una cultura che, di conseguenza, è attenta a frenare il saccheggio e il degrado di risorse territoriali e a indirizzare e governare l’economia in funzione della valorizzazione del proprio patrimonio di lunga durata. Questo atteggiamento culturale, che appartiene ormai a molti sindaci e amministratori, ha messo in evidenza le nuove funzioni del municipio nel governo diretto dello sviluppo locale e, conseguentemente, la necessità di far crescere istituti di autogoverno della società locale. Queste nuove funzioni si rendono praticabili attivando le energie sociali locali attraverso nuove forme di partecipazione “pattizia” per la definizione e la gestione di progetti di futuro che assumano l’orizzonte della sostenibilità e dell’autogoverno.

 D’altra parte la composizione sociale dei nuovi movimenti che si sono affacciati sulla scena globale negli ultimi anni è profondamente diversa da quelli del secolo scorso. Oggi si tratta di un molteplicità di differenti componenti sociali  composto da agricoltori, rappresentanze operaie, associazioni ambientaliste e culturali, da reti del piccolo commercio, da ampi settori del volontariato, del lavoro sociale e del lavoro autonomo, da aggregazioni giovanili, da associazioni di donne, da rappresentanze etniche da imprese produttive e finanziarie a finalità etica, ecc.; componenti sociali che sono accomunate non solo da una critica ai modelli dominanti di globalizzazione economica, ma anche da pratiche progettuali. L’aspetto interessante di questa composizione è che allude, nella sua complessità, alla possibilità non solo di contestare ma di praticare modelli integrati di sviluppo alternativi, dall’agricoltura all’alimentazione, alla cura dell’ambiente, allo scambio equo e solidale, al riconoscimento delle culture e degli stili di vita, di produzione e di consumo peculiari ad ogni luogo. I social forum locali possono costituire “cantieri sociali” per sperimentare questa progettualità integrata, facendo precipitare principi generali nelle pratiche in uno specifico territorio.

La proposta contenuta nella Carta del nuovo municipio indica dunque un possibile “incontro a mezza strada” fra questi due “movimenti” (top down e bottom up) potenzialmente convergenti: le une, le amministrazioni locali mettendo in atto strutture di partecipazione che consentano di affrontare la “produzione sociale” di un progetto di futuro (di un comune, di un’unione di comuni, di un circondario, di una provincia ,di una regione), con la massima partecipazione degli attori sociali; superando una pratica di concertazione su obiettivi predefiniti, verso l’organizzazione di “costituenti” locali di progetti di sviluppo sostenibili; gli altri, i movimenti, gli attori sociali ed economici portando le proprie proposte progettuali, cercando le possibili convergenze su un modello di futuro condiviso, a partire da un difficile percorso di ricomposizione degli inevitabili conflitti di interessi.

Il tema dello sviluppo locale “autosostenibile” è divenuto un tema centrale nella discussione su possibili forme di globalizzazione dal basso, per la costruzione di un mondo plurale di relazioni solidali e non gerarchiche. Gli incontri locali fra nuovi municipi e movimenti possono essere un momento importante della costruzione di questo “altro mondo possibile” attraverso la costruzione di nuovi spazi pubblici nelle città, di nuovi istituti di democrazia, di nuove forme di autogoverno delle comunità locali.

I forti squilibri e disuguaglianze prodotti dall’economia globalizzata richiedono una riflessione per costruire un’alternativa ad un modello economico distruttivo del territorio, dominato da una logica che concentra risorse e potere nelle mani di pochi.

Per definire un percorso convincente è necessario rimettere al centro il territorio e i bisogni essenziali delle persone, ricollocando l’economia nel contesto più ampio che le è proprio.

Il “ritorno al territorio” in chiave contemporanea vede quindi le comunità locali in un ruolo di primissimo piano “nel passaggio dallo sviluppo sostenibile allo sviluppo locale autosostenibile. In questa prospettiva l’autonomia comunale, collegata all’identità, alla cultura, all’ambiente e alla qualità della vita di gran parte del territorio italiano, costituisce una componente significativa del patrimonio territoriale”.

A tal fine con la carta del nuovo municipio vogliamo promuovere un progetto politico alternativo, comunale e sovracomunale, che valorizzi le risorse e le differenze locali promuovendo processi di autonomia cosciente e responsabile, di rifiuto della eterodirezione del mercato unico e del governatorato . Lo sviluppo locale così inteso, che si identifica in primo luogo con la crescita delle reti civiche e del “buon governo” della società locale, non può divenire localismo chiuso, difensivo, ma deve costruire reti alternative alle reti lunghe globali, fondate sulla valorizzazione delle differenze e specificità locali, di cooperazione non gerarchica e non strumentale. In tal senso si può prospettare uno scenario definibile anche come globalizzazione dal basso, solidale, non gerarchica, la cui natura è comunque quella di una rete strategica (anche internazionale, mondiale) tra società locali. Questo progetto politico va costruendosi nell’attività di messa in rete di energie locali operata dal forum sociale mondiale. Il nuovo ruolo degli enti locali e delle loro unioni per una globalizzazione dal basso. Per realizzare futuri sostenibili fondati sulla crescita delle società locali e sulla valorizzazione dei patrimoni ambientali, territoriali e culturali propri a ciascun luogo, gli enti pubblici territoriali debbono assumere funzioni dirette nel governo dell’economia E per costruire in forme socialmente condivise queste nuove funzioni di governo devono attivare nuove forme di esercizio della democrazia. Solo il rafforzamento delle società locali e dei loro sistemi democratici di decisione consente da un lato di resistere agli effetti omologanti e di dominio della globalizzazione economica e politica, dall’altro di aprirsi e promuovere reti non gerarchiche e solidali. Il “nuovo municipio” si costruisce attraverso questo percorso, finalizzato a trasformare gli enti locali da luoghi di amministrazione burocratica in laboratori di autogoverno. Nuove forme di autogoverno, in cui sia attiva e determinante la figura del produttore- abitante che prende cura di un luogo attraverso la propria attività produttiva, sono rese possibili dalla crescita del lavoro autonomo, della microimpresa, del volontariato, del lavoro sociale, delle imprese a finalità etica, solidale, ambientale, ecc. Il nuovo municipio interpreta con maggiore attenzione le identità regionali, per fondare i progetti sulla valorizzazione dei giacimenti patrimoniali locali, contro forme di espropriazione esogena e distruzione degli stessi giacimenti; e promuove la ricostruzione degli spazi pubblici della società locale come luoghi di formazione delle decisioni sul futuro della nuova comunità. Il nuovo municipio si dà come obiettivo un nuovo rapporto tra eletti ed elettori, oggi espropriati da logiche sovraordinate di natura economicista che escludono dai momenti decisionali proprio i cittadini-abitanti-elettori. Questa nuova dimensione “democratica” di una società locale complessa, multiculturale e autogovernata che cresce e si rafforza nel progettare e costruire direttamente il proprio futuro può costituire il vero antidoto alla globalizzazione economica e al regno della paura, dell’insicurezza, e dell’impotenza prodotti dalla militarizzazione delle reti di governo globale dell’economia. Il nostro Istituto organizzerà, per il prossimo mese di settembre, un forum di approfondimento e di coinvolgimento sulle tematiche qui sinteticamente illustrate.

Dott. Emilio Mastroianni
Direttore ICP Petronio

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