Still my guitar gently weeps. Magari anche tre, perché no? Tre chitarre che urlano, gemono, piangono, seguendo gli input di tre fra i più grandi guitar heroes della storia della musica italiana. Si tratta di Massimo Varini, Ciro Manna e Andy Martongelli, protagonisti assoluti del “G3 – Italy” targato RockOn Martirano Lombardo, prima produzione originale dell’ormai nota associazione martiranese che ha chiuso in grande stile un’altra edizione da incorniciare, dopo l’incursione a San Pietro A Maida per la “Freeway Jam” in onore del sommo Jeff Beck con Michael Lee Firkins, Stu Hamm e Chad Wackerman. Perché, in effetti, gli eventi RockOn hanno sempre rivelato una chiara affinità proprio con lo strumento simbolo di un certo modo di intendere la musica, portando in Calabria, spesso per la prima volta in carriera, mostri sacri dello strumento quali Steve Vai, Steve Lukather, Robben Ford, Paul Gilbert, Andy Timmons e tanti altri. Un curriculum dal taglio quanto mai internazionale messo un po’ da parte per l’evento di punta di questa diciassettesima edizione, totalmente dedicata alla chitarra made in Italy, sulla scia del celebre progetto concepito da Joe Satriani nell’ormai lontano 1996, con l’intento di riunire tre fra i più grandi chitarristi al mondo. Un’idea ambiziosa, declinata secondo coordinate tutte italiane, con cui esplorare stili e generi diversi, attraverso composizioni ispirate, mai banali e, ovviamente, dal tasso tecnico elevatissimo: dal tocco fusion di Ciro Manna al talento melodico di Massimo Varini, passando per le “badilate” tipicamente metal di Andy Martongelli. Background messi in mostra senza soluzione di continuità durante i rispettivi set, accompagnati da una sezione ritmica impeccabile composta da Davide Calabretta (batteria) e Giovanni Zaccaria (basso), sempre abili nel seguire brani dalle soluzioni ora non esattamente lineari (è il caso, soprattutto, di Manna), ora ricche di groove e pathos (Varini), ora a cassa dritta in pieno mood power metal, senza disdegnare, comunque, un certo gusto per atmosfere dal forte impatto emotivo (Martongelli). Non esiste, però, G3 che si rispetti senza la consueta jam finale, momento particolarmente atteso da tutti i presenti, impreziosito dall’ugola di Vins Perri sulle note di all time classic quali “While My Guitar Gently Weeps” (Beatles), “Little Wing” (Jimi Hendrix) e una sorprendente rivisitazione di “Livin’ On The Edge” degli Aerosmith. Tre classici completamente stravolti dall’esaltante interplay fra le chitarre, quasi complementari, di tre fuoriclasse rari, tutti insieme sul palco per un finale difficile da dimenticare. Degna di nota anche l’opening affidata ai Tetracluster, giovane band prog metal calabrese affatto intimorita dall’idea di presentare brani dalla struttura complessa prima di un mostro a tre teste che avrebbe messo in soggezione musicisti ben più navigati. In scaletta, anche il primo singolo, “Orange Killer”, chiaro esempio di un bagaglio tecnico notevole in grado di eludere il rischio sbavature in sede live. Particolarmente soddisfatto, al termine dell’ennesima edizione di successo, il presidente dell’associazione, Vittorio Lanzo: “Tenevamo particolarmente a questo evento, la nostra prima produzione originale in esclusiva nazionale, e sono molto felice di come sia andata, anche perché, al di là dell’incredibile show di cui si sono resi protagonisti questi tre fuoriclasse delle sei corde, credo che il valore aggiunto sia stata l’empatia creatasi tra tutte le persone coinvolte. Massimo Varini, Ciro Manna e Andy Martongelli si sono confermati innanzitutto degli esseri umani straordinari, collaborando con l’intero staff e contribuendo a creare un ambiente quanto mai positivo, che ha certamente avuto il suo peso nella riuscita dell’evento. Il nostro primo G3 è stato un successo, ma spero sia soltanto l’inizio, perché l’idea è quella di portare avanti il progetto, magari rendendolo itinerante, chissà. Nel frattempo – conclude Lanzo – non resta che goderci un’altra night to remember, come direbbe Andy Timmons”.

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