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L’on. Tonino Scalzo, in qualità di vice presidente della commissione sanità e servizi sociali del Consiglio Regionale della Calabria, ha partecipato a Tivoli Terme a un importante convegno sul tema:

“Il precariato nuoce alla salute”.

L’evento, di rilevanza nazionale, e’ stato organizzato dallo SMI (Sindacato Medici Italiani) e ha registrato la partecipazione del Sottosegretario alla salute Paolo Fadda, del Presidente nazionale del Centro Studi SMI Gianfranco Rivellini, del Direttore Generale della Presidenza Consiglio dei Ministri Dr. Saverio Lorusso e di altre e autorevoli personalità.

Nel corso del suo intervento, l’on. Scalzo ha evidenziato come “Il fenomeno del precariato non è certo recente e il suo evolversi ha avuto modo di interessare intere epoche, momenti storici e condizioni sociali, come ad esempio il passaggio dall’economia agricola a quella industriale. Il lato più preoccupante è che il precariato venga oggi percepito come caratterizzante un’epoca, quella attuale, in cui questo fenomeno, nel comune modo di sentire, sta diventando la regola dei rapporti di lavoro. La flessibilità e la precarietà sono fenomeni spesso accostati ma differenti, interessano tutto il mercato del lavoro, dal privato al pubblico, così come tutti i settori produttivi, dalla sanità, ai trasporti, al pubblico impiego, ai servizi, con ricadute di natura sociale, politica, economica, esistenziale ecc., variabili a seconda del contesto sociale e del territorio.”

Il vice-presidente della III^ commissione ha continuato ponendo l’attenzione sul problema specifico del precariato in sanità, sottolineneando come in questo settore “vi sono comprensibili riflessi sui delicati servizi offerti e sulla qualità degli stessi, con conseguenti criticità e problematiche specifiche. E questo assume ancora più particolari e marcate connotazioni nelle regioni italiane sottoposte a Piano di rientro dal debito sanitario, come la Calabria. Le difficoltà degli operatori precari si riflettono, inevitabilmente, sui pazienti. Il danno sulla salute – almeno quello potenziale – è raddoppiato. Oltre che a carico dei lavoratori, il danno potrebbe ricadere, infatti, anche e soprattutto a carico dei pazienti che proprio da quei lavoratori vengono curati e assistiti.”

Nel suo intervento Scalzo ha spiegato come “Questo fenomeno negativo rischia di manifestarsi non perché il medico o il paramedico precari offrano servizi di qualità inferiore o dedichino ai loro pazienti una minore attenzione. Il problema e’ dato dal fatto che una condizione di “stabile precarietà”, che determina una situazione finanziaria di partenza caratterizzata dall’incertezza, non può non avere riflessi oltre che sulle scelte economiche, familiari ecc., sulla stessa serenità in ambito lavorativo.”

L’ on. Scalzo ha quindi concluso il suo intervento ponendo l’accento sulla circostanza che “un operatore sanitario non può permettersi il lusso di farsi condizionare in ambito lavorativo, quotidianamente dedicato alla salute dei cittadini, dall’angoscia e dall’incertezza del proprio rapporto di lavoro. Questo possibile potenziale riflesso negativo per i pazienti e’ un rischio che uno Stato civile evoluto non può accettare e che deve necessariamente essere prevenuto in ossequio al principio diretto a garantire a tutti una sanità migliore.”

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