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Nelson Mandela è morto. Aveva 95 anni. Il presidente del Sudafrica, Jacob Zuma, ha annunciato ieri sera in tv alla nazione la scomparsa del suo predecessore, eroe della lotta all’apartheid nel Paese: «Madiba è morto serenamente nella sua casa di Johannesburg. Voglio ricordare la sua umiltà, la grande umanità per la quale il mondo intero avrà grande gratitudine per sempre. La sua anima riposi in pace. Dio benedica l’Africa». Commosso Barack Obama: «E’ stato uno degli uomini più coraggiosi dell’umanità. Un esempio per la mia vita». ROMA – Una giovinezza nella lotta armata, un terzo dell’esistenza trascorsa in carcere, poi la vita politica da uomo libero. Al suo Sudafrica non ha regalato solo la libertà dall’apartheid. Al suo paese Nelson Mandela ha garantito un presente lontano dal baratro di sangue e vendetta in cui la fine della segregazione razziale tra bianchi e neri avrebbe potuto scaraventarlo.

Mandela nasce il 18 luglio 1918 a Mvezo, villaggio del Transkei (sud-est) da una famiglia di sangue reale di etnia Xhosa. La scuola metodista, l’università a Johannesburg, nel 1952 l’apertura di uno studio legale insieme a Oliver Tambo nel centro di Johannesburg: il primo gestito da neri in Sudafrica. Il primo arresto nel 1956, nel 1964 i lavori forzati a vita al processo di Rivonia. Dal banco degli imputati, Mandela pronuncia un celebre discorso in difesa del diritto degli oppressi alla lotta armata come ultima risorsa contro la violenza degli oppressori. Proclama però anche il suo ideale di società con uguali diritti per bianchi e neri.

Il carcere di massima sicurezza di Robben Island, al largo di Cape Town, diventa la sua casa: lì passa 18 dei suoi 27 anni di prigione. La sua fama mondiale e popolarità aumentano, diventa simbolo della lotta al regime razzista. Nel 1985 il presidente Botha gli offre la libertà in cambio alla rinuncia incondizionata alla violenza. Mandela rifiuta, tuttavia iniziano sporadici contatti con emissari del regime.

Nel 1989 al governo sale Frederik de Klerk, che il 2 febbraio 1990 annuncia la liberazione di Mandela. L’11 febbraio una folla immensa accoglie il leader, che offre perdono e riconciliazione all’impaurita minoranza bianca. Mandela è eletto presidente dell’Anc, inizia il lavoro per sedare la rabbia dei neri e scongiurare la guerra civile. Nel 1993 riceve il Nobel per la Pace insieme a De Klerk e nel novembre 2009.

Il 27 aprile 1994, alla fine, si vota. L’Anc vince col 62%, Mandela è il primo presidente nero del Sudafrica. De Klerk è vicepresidente. Per Mandela inizia un infaticabile lavoro di consolidamento del suo fragile edificio. Nel 2004 si ritira dalla vita pubblica. Compare sempre più di rado in pubblico, ogni volta è più fragile e debole. Fino all’ultima crisi. Il suo popolo, il mondo lo amano. Alla folla dei giornalisti arrivati in città all’inizio della crisi che lo ha tenuto a lungo in ospedale gli abitanti di Pretoria spiegavano: «E’ ora di lasciarlo andare». Per amore. Solo per amore.

Fonte: www.leggo.it

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