MARTIRANO LOMBARDO – Reduce dal doppio live dello scorso anno con il prog romantico e cantautorale della Locanda delle Fate e l’essential blues di Carl Verheyen, il RockOn – Martirano Lombardo torna in grande stile con una tredicesima edizione dedicata ai batteristi in compagnia di due artisti che hanno scritto alcune delle pagine più importanti nella storia della musica rock. È il caso di Carl Palmer, uno dei tre Emerson, Lake & Palmer, il trio più famoso del prog, e Vinny Appice, istituzione hard’n’heavy con trascorsi prestigiosi nei Black Sabbath e nei Dio, protagonisti di una “Drums Night” di respiro internazionale che è riuscita a portare a Martirano due monumenti della batteria per un evento assolutamente unico nel suo genere, come testimoniato dai numerosi fan accorsi in Piazza Matteotti da ogni dove (Puglia, Basilicata, Sicilia e persino Spagna).
Due super ospiti per una notte destinata a lasciare il segno all’interno di una manifestazione sempre più prestigiosa e trasversale che negli anni è riuscita a far approdare in Calabria, per la prima volta in carriera, mostri sacri come Robben Ford, Steve Vai e Steve Lukather.

Carl Palmer’s ELP Legacy

Dopo l’indie rock di matrice anglosassone della band di apertura, i Southern System, giovanissima realtà calabrese fortemente debitrice nei confronti del new wave revival di Placebo ed Editors, la “Drums Night” è entrata subito nel vivo con l’attesissimo ritorno di Carl Palmer, ormai unico depositario dell’eredità musicale dei leggendari ELP e special guest della primissima edizione del RockOn nell’ormai lontano 2006.
Accompagnato dalla sua ELP Legacy, completata da Paul Bielatowicz (chitarra) e Simon Fitzpatrick (basso, chapman stick), l’iconico drummer inglese (ben 7 nomination come miglior percussionista del mondo tra il 1970 e il 1982) ha dedicato l’intero set alla sua carriera accanto a Keith Emerson e Greg Lake, rivisitata in modo estremamente originale con la chitarra del buon Bielatowicz impegnata in un autentico tour de force nel tentativo di sostituire i vorticosi ricami del compianto “Hendrix dell’Hammond”.
Scelta audace e un po’ rischiosa quella di Palmer, che ha però avuto modo, nel tempo, di affinare l’intesa con un trio dal tasso tecnico elevatissimo fino a rendere l’approccio certamente più heavy della sua Legacy quasi la naturale evoluzione di un sound già all’epoca decisamente avveniristico. Il risultato è un progetto ormai affiatato e convincente, capace di donare nuova linfa a classici immortali come “Karn Evil” (la Part II della First Impression), “Knife – Edge”, “Trilogy”, “Lucky Man”, “Tarkus” e agli scintillanti adattamenti in chiave prog di “Hoedown” e “Fanfare For The Common Man” (chiusa, come consuetudine, dal pirotecnico drum solo del leader) del compositore statunitense Aaron Copland.
Particolarmente interessanti, poi, le vetrine concesse ai suoi giovani collaboratori: è il caso del medley “From The Beginning – Take a Pebble – Maple Leaf Rag”, opera di Simon Fitzpatrick, e del guitar solo di Paul Bielatowicz culminato in un’emozionante arrangiamento per chitarra di “Claire de lune” di Claude Debussy, senza dimenticare il sorprendente omaggio ai King Crimson (e Greg Lake) con “21th Century Schizoid Man”, manifesto progressive contenuto nel capolavoro “In The Court Of The Crimson King”, debut album della band guidata dal geniale Robert Fripp.
La seconda volta al RockOn di Carl Palmer non ha fatto altro che confermare il suo status di batterista totale, cresciuto nel mito di Gene Krupa e Buddy Rich e arrivato a fissare uno standard di drumming universale con cui ancor oggi, a 68 anni suonati, è necessario confrontarsi. Semplicemente, una leggenda.

Vinny Appice

Archiviato lo straordinario live della ELP Legacy, chiusura col botto con il grande Vinny Appice, personaggio di spicco della golden age dell’heavy metal (dai Sabbath di “Mob Rules” alla lunga militanza nei Dio a partire da “Holy Diver”) che ha ripercorso gli highlights della sua invidiabile carriera accompagnato da una band d’eccezione composta da Piero Leporale (voce), Lorenzo Carancini (chitarra) e una vecchia conoscenza del RockOn, Barend Courbois, bassista dei Blind Guardian.
Tanti gli inguaribili headbanger rimasti in Piazza Matteotti a rendere omaggio a un
pezzo di storia hard’n’heavy, che con il suo drumming solido e preciso ha contribuito alla release di una serie impressionante di anthem cantati a squarciagola da un pubblico completamente fuori di testa.
Merito anche di una setlist pressoché impeccabile, perfettamente bilanciata tra Dio e Black Sabbath (era Ozzy Osbourne inclusa con “War Pigs”). Diversi, come da programma, gli estratti da “Mob Rules” (l’opener “Turn Up The Lights”, anticipata dall’intro di “Heaven and Hell”, “Sign Of The Southern Cross” e l’esplosiva titletrack) alternati a classici della band guidata dall’indimenticato Ronnie James Dio (probabilmente i più apprezzati dell’intero set) come “Holy Diver”, “Stand Up and Shout”, “We Rock” e “Rainbow In The Dark”. Chiusura da antologia, poi, con una devastante reprise di “Heaven and Hell”, impreziosita dal notevole bass solo di Courbois, ultimo atto di un live ad alto voltaggio in cui Appice, coadiuvato da un gruppo di professionisti esemplari (degne di nota anche le prove senza sbavature di Carancini e Leporale, quest’ultimo chiamato a misurarsi con il repertorio di uno dei più grandi cantanti nella storia del metal), si è confermato un “defender of the faith” inossidabile, forse il batterista anni ’80 ideale: potente, efficace e sempre al servizio della canzone.

Da menzionare, infine, il gemellaggio celebrato sul palco di Piazza Matteotti tra il RockOn del Presidente Vittorio Lanzo e l’Associazione Steven Tyler di Antonio Grassi, cugino del celebre frontman degli Aerosmith, nata dall’obiettivo comune di riuscire a realizzare il sogno di organizzare un concerto in Calabria del celebre cantante di origini crotonesi. Ma questa è un’altra storia. To be continued…

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