Altra edizione da incorniciare per il RockOn Martirano Lombardo, la rassegna promossa dall’omonima associazione che quest’anno ha messo a segno l’ennesimo colpo aggiungendo a un curriculum già prestigiosissimo un nuovo importante tassello, una band seminale rivelatasi un autentico spartiacque nella storia della musica rock. Fondati da due icone come Lee Brilleaux e Wilko Johnson nella grigia Canvey Island, famosa per un grande termale petrolifero e per le industrie petrolchimiche, i Dr. Feelgood, negli anni ’70, hanno riportato in auge il sound della british invasion grazie a un torrido mix di rhythm’n’blues, rock’n’roll  e beat, declinati secondo un’adrenalina e un’attitudine da punk ante litteram. Padrini inconsapevoli della rivoluzione del ’77, furono i pionieri di quel glorioso genere definito pub-rock, che gettò le basi per la carriera di altri grandi protagonisti di quella new wave più vicina al blues revival (Graham Parker con i Rumours, Elvis Costello, Joe Jackson e Nine Below Zero). Le loro origini fieramente proletarie e le loro leggendarie esibizioni dal vivo, adrenaliniche, torrenziali e prive di fronzoli, li imposero come autentici working class heroes, osannati da chi, da lì a breve, avrebbe trovato una nuova valvola di sfogo nel punk. Un’attitudine rimasta inalterata nel corso del tempo, come testimoniato dall’esplosivo show, in esclusiva regionale, a Martirano Lombardo, probabilmente uno dei set più coinvolgenti che la rassegna martiranese abbia mai ospitato.
Non un semplice concerto ma un autentico greatest hits ad alto voltaggio, suonato con incredibile classe ed energia da una band che, nonostante gli anni e il viaggio estenuante, ha dimostrato di non aver perso un briciolo di quella furia iconoclasta in grado di aggiornare il rock’n’roll ai tempi del punk, recuperandone l’urgenza espressiva in un contesto musicale dominato dalle soluzioni cerebrali di prog e art-rock.
“Roxette”, “She Does It Right”, “Going Back Home”, “I Can Tell”, “Shotgun Blues”, “Drives Me Wild”, “Down At The Doctors”, “Mad Man Blues”, la super hit “Milk And Alcohol”: sono solo alcuni dei grandi classici targati Dr.Feelgood ad aver incendiato Piazza Matteotti, mai così viva e scatenata, trascinata dal sound dirompente di quattro pub rockers di razza come i veterani Kevin Morris e Phil Mitchell, sezione ritmica sempre quadrata e precisa, Steve Walwyn, gran protagonista della serata con la sua Telecaster di stampo texano, e Robert Kane, frontman carismatico e animalesco, dotato di una presenza scenica capace, tra un ululato e l’altro, di non far rimpiangere la fisicità e l’appeal del compianto Lee Brilleaux, scomparso prematuramente nel 1994. Una lezione da primi della classe su cosa significhi fare musica dal vivo. Questione di stile.
L’entusiasmante live dei Dr.Feelgood è arrivato dopo un altro set di apertura a forti tinte blues, quello di Mat Pascale and The Walking Blues Band, giovanissimo trio calabro-siculo nato dalla collaborazione tra il cantante/chitarrista Mattia Pascale (appena 19 anni per lui), la bassista Maria Pia Favasuli e il batterista Simone Bombaci. Reduci dalla release del primo singolo di chiaro ascendente vaughaniano, “Give Me Your Body”, Mat Pascale And The Walking Blues Band hanno presentato in anteprima il loro debut album, “Fucking Trap”, prodotto dalla Cheap Thrills di Vincenzo Tropepe, special guest sul palco del RockOn per la stessa “Give Me Your Body” e per una trascinante cover di “Whipping Post”, classico della Allman Brothers Band. Ma l’omaggio alla storica band dei fratelli Allman è soltanto il primo dei tributi a una certa tradizione sudista (anche “Workin’ For MCA” dei Lynyrd Skynyrd e una notevole “Just Got Paid” dei ZZ Top) rintracciabile in composizioni originali come la ballad “Song For Her” e la conclusiva “Fat Cat”, inediti che strizzano un po’ l’occhio anche alla psichedelia e al robusto acid rock di altri formidabili power trio quali Blue Cheer e primi Gov’t Mule. Un approccio al rock “classico” (definizione quanto mai approssimativa se si abbraccia un immaginario in grado di espandere gli orizzonti della musica rock fino a sconfinare nel jazz) che rappresenta, soprattutto in un panorama musicale asfittico come quello italiano, un vero atto di coraggio. Il rock’n’ roll non è classico, ma immortale. Come la musica dei Dr.Feelgood: qualcosa che, come sosteneva Neil Young, non morirà mai.

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