Tonino Scalzo

Tonino Scalzo (PD): la coesione del partito va perseguita e conquistata con l’impegno di tutti, serio e senza pretesti, partendo dalla legittimazione della classe dirigente attuale.
Anni di commissariamento del partito in Calabria hanno creato un vuoto e delle lacune strutturali non semplici da colmare.
Il lavoro e’ reso ancor più complicato dal fatto che stiamo attraversando una fase in cui l’antipolitica, il qualunquismo e il disfattismo la fanno da padroni.
Finalmente, al termine di un confronto a tratti decisamente aspro, siamo riusciti a dare al Partito Democratico una guida nella Regione e nelle Provincie.
E’ evidente che, più che raggiungere un traguardo, si è segnato l’importante inizio di un percorso che dovrà condurre alla costruzione di un Partito Democratico calabrese veramente degno di questo nome. E’ chiaro che, soprattutto dopo anni di assenza di confronto, discussione e partecipazione, ci siano difficoltà, diversità di opinioni e scelte non sempre da tutti condivise. Ma non è possibile che ogni volta che si presentano queste difficoltà si pensi ad azzerare tutto, a ricominciare da capo, a delegittimare la classe dirigente scelta pochi mesi prima.
Unità in una comunità politica non significa pensarla tutti allo stesso modo, o peggio ancora divieto di pensarla in modo diverso dal capo o dai vertici, come avviene in alcuni movimenti di stampo verticistico, se non addirittura cesaristico.
Significa invece condividere un progetto politico e degli obiettivi che, come spesso accade, possono essere perseguiti seguendo anche percorsi diversi.
In un’organizzazione articolata e plurale bisogna discutere, esprimere liberamente le proprie idee, cercare di convincere chi la pensa diversamente.
Questo non può però avvenire mettendo continuamente in discussione la classe dirigente. Non si può seriamente pensare che i problemi del nostro partito possano essere risolti invocando continui passi indietro e cambiamenti, soltanto perché qualcosa non ci piace. L’unita’ del partito va perseguita e conquistata con l’impegno di tutti, serio e senza pretesti, partendo dalla legittimazione della classe dirigente attuale.
Sarebbe fallito in partenza quel progetto politico che mettesse in dubbio una leadership per un’opinione diversa , per una strategia diversa.
Non potremmo sperare di restituire la fiducia a quei cittadini che attendono con ansia di condividere e coltivare valori in forma associata per vederli affermare nella società , se noi dirigenti per primi non sapessimo stare insieme .
Per questo , noi dobbiamo riscoprire – e far riscoprire- il gusto di appartenere ad una comunità viva, che sa discutere valorizzando al massimo il momento dialettico , ma che sappia anche contemperarlo con l’esigenza di un minimo di disciplina di partito, che non ha nulla da spartire con certe regole da caserma o peggio con la limitazione dell’espressione del pensiero, ma che si intreccia invece con l’educazione e il rispetto dovuto a chi è stato scelto per guidare una determinata fase.
Per questo dobbiamo, ora piu’ che mai dimostrare di aver imparato la lezione degli anni bui, quelli senza guide e riferimenti legittimi, a tutti i livelli.
Al contrario, verremmo meno al nuovo corso inaugurato da Matteo Renzi, il cui recente iter politico ha dimostrato come si possa essere ‘diversi’ , talora addirittura minoritari , ma restando sempre nel partito ; nutrendo con tenacia l’ambizione di radicare le proprie idee in quel contesto , senza dar vita a traumi, scismi e fronde.
Un atteggiamento, ma io direi un esempio di come vivere la politica in forma aggregata anche quando si dissente da una certa linea, che dovremmo promuovere e non deprimere, come ahimè spesso accade.

Tonino Scalzo

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