L’incidente ferroviario avvenuto lo scorso 6 marzo nei pressi di Gimigliano, ha richiesto uno straordinario impegno da parte del personale dell’ospedale di Soveria Mannelli, chiamato a fronteggiare una situazione imprevedibile di assoluta emergenza. Al pronto soccorso dell’ospedale sono stati registrati circa cinquanta accessi, arrivati in brevissimo tempo, quasi contemporaneamente. Come si può facilmente immaginare, il personale in servizio, in numero evidentemente limitato, ha dovuto affrontare un situazione eccezionale. La particolarità e drammaticità dell’evento ha evidentemente richiesto una pluralità diversificata di interventi e di assistenza. La unicità e gravità della situazione e’ stata affrontata in modo brillante, grazie alla grande preparazione di tutti gli operatori (medici, infermieri, ausiliari ecc.), circostanza che certamente non mi sorprende, visto che ho avuto il privilegio di lavorare in quell’ospedale per piu’ di quindici anni, avendo modo di apprezzare le capacità umane e professionali di tutto il personale. Se certamente, e fortunatamente, quanto accaduto rappresenta un evento rarissimo, deve comunque far riflettere sul ruolo e sull’importanza dell’ospedale di Soveria Mannelli, nonché di quegli ospedali situati in zone montane o disagiate. Non si può e non si deve pensare di smantellare la rete ospedaliera e sanitaria della nostra regione in nome unicamente di un presunto risparmio di spesa. Snaturare, o peggio chiudere, ospedali come quello di Soveria Mannelli, significa privare di servizi primari e fondamentali un bacino di utenza enorme, distribuito su un’area disagiata, com’e’ nel caso specifico la zona montana del reventino. Tutto da verificare, peraltro, l’ipotetico contenimento dei costi, da analizzare in relazione con l’aumento inevitabile di altre spese e costi sociali. Se certamente un contenimento della spesa va fatto, la via da seguire non può che essere quella di un equilibrato bilanciamento degli interessi coinvolti, avendo la giusta considerazione per i cittadini, cui è rivolta l’assistenza sanitaria. Nel caso specifico, l’ospedale di Soveria Mannelli, per la sua collocazione e il bacino di utenza servito, non può che essere concepito e mantenuto come ospedale generale di montagna, con servizi e unità operative individuate e calibrate sulla base delle esigenze specifiche. Mi auguro che quanto accaduto possa indurre a un serio confronto sulla rimodulazione della rete ospedaliera in Calabria, evitando scelte che avrebbero ricadute assolutamente negative sul benessere, sulla salute e sulla qualità della vita dei cittadini. Il diritto alla salute non può essere oggetto di negoziazioni contabilistiche e tagli indiscriminati che ne sviliscono la valenza, peraltro tutelata dalla Carta costituzionale, impoverendo al contempo territori che meritano invece attenzione continua. Ciò precisato, è giusto battersi concretamente per cancellare quegli sprechi ed eccessi che fanno lievitare la spesa sanitaria , ma, ripeto, è bene farlo nel rispetto di un diritto che, nella concezione del moderno Sistema sanitario nazionale , non tollera la distinzione tra aventi diritto alle cure di “periferia” e aventi diritto delle zone centrali.
Tonino Scalzo
Consigliere Regionale Partito Democratico